Giaele e Sisara

- Appartenenza oggetto
- Proprio
- Categoria
- Dipinto
- Nazione, Regione, Provincia
- Italia, Liguria, GE
- Città
- Genova
- Luogo di conservazione
- Galleria Nazionale della Liguria
- Luogo di collocazione
- Gallerie Nazionali di Palazzo Spinola
- Collezione
- GNL
- Inventario
- 111/2019
- Materia e tecnica
- Olio su tela
- Autore
- Bartolomeo Guidobono (Savona 1654 - Torino 1709)
- Datazione
- 1690 circa
- Dimensioni
- cm 225 x 340
Descrizione breve
L’episodio è tratto dal Libro dei Giudici e raffigura l’uccisione del generale cananeo Sisara per mano di Giaele. La donna è rappresentata mentre punta con la mano destra un piolo sulla tempia dell’uomo e con la sinistra, tesa in alto, tiene saldamente un martello pronto a battere sul chiodo per sfondare il cranio dell’ignaro dormiente. In secondo piano, dietro un tendaggio, si intravedono tre figure femminili: le due fanciulle ai lati assistono all’omicidio, mentre quella al centro, rivolta con intesa verso lo spettatore, invita al silenzio per evitare il risveglio di Sisara.
Le dimensioni analoghe suggeriscono una collocazione di questo episodio in dialogo con la tela dedicata a Sansone e Dalila. Le composizioni, realizzate in prossimità del 1690, dopo il rientro del maestro ligure dalla corte Sabauda, esaltano le gesta delle due eroine bibliche.
Le tele provengono dalla villa Spinola Dufour di Genova Cornigliano, dove decoravano una delle sale principali. È pertanto probabile un legame tra le monumentali composizioni e gli Spinola, anche in considerazione del fatto che l’edificio di Cornigliano fu meta di costanti soggiorni da parte degli esponenti della casata. Nel corso del Settecento sono annotati nei documenti conservati presso l’archivio della Galleria Nazionale di Palazzo Spinola vari interventi di aggiornamento della decorazione da parte di Francesco Maria Spinola, figlio di Maddalena Doria Spinola, e della consorte Maria Giulia Fieschi. L’immobile fu ereditato in seguito dal figlio Paolo Francesco Spinola, il quale ne curò la sistemazione commissionando mobili e dipinti secondo il gusto classicista di fine Settecento. In seguito l’edificio fu ceduto alla famiglia Dufour.